SCUOLA, COMPITI, ROUTINE, ANSIA E DISORGANIZZAZIONE.
LA METAFORA DELLA TORTA.
È tempo di quarantena, la scuola si ferma, o meglio, si trasforma. Ciò che non cambia è l’ansia con cui certi alunni e famiglie vivono il carico di lavoro da gestire a casa, siano essi compiti o didattica a distanza.
Spesso incontro ragazzi (soprattutto alle scuole medie) che sono descritti come svogliati, irrequieti, che quasi sembra ti prendano in giro, che spesso non fanno i compiti. Spesso i genitori si lamentano dicendo «aveva iniziato ma ha ancora tutto da fare», e gli insegnanti li rimproverano perché «avevi due ore e hai fatto solo questo?!». Generalmente la reazione sia della scuola che dei genitori (che purtroppo generalmente scatta solo dopo i brutti voti…) si concretizza in urla, castighi, note e privazioni. Ma è qui che serve farsi la domanda magica, fondamentale in pedagogia: cosa mi sta comunicando? Qual è il senso di tutto questo?
In questi casi mi sovvengono principalmente due concetti: uno molto scientifico e relativo la reazione dell’umano alla paura, il secondo, la metafora di mio padre: «non puoi mangiare la torta tutta intera…devi tagliarla a fette se non vuoi soffocare».
Posto che non vi siano difficoltà di ordine superiore (difficoltà di lettura, di attenzione, ecc) o che già siano state inquadrate e predisposte misure compensative, il problema dei ragazzi è spesso L’ORGANIZZAZIONE.
In questo periodo di quarantena, in cui è fondamentale organizzarsi le giornate e mantenere comunque una routine, la scuola offre una grande opportunità: soprattutto per gli studenti chiamati a seguire video-lezioni, si crea una sorta di richiamo obbligatorio a questo. Qualora non fossero previste video-lezioni, il primo consiglio è di stabilire quei momenti da dedicare allo studio e al “fare scuola”, anche se da casa. Meglio tenere la mattina e la prima parte del pomeriggio, esattamente come si faceva prima.
Prima della pandemia invece funzionava generalmente così: si torna da scuola intorno alle 13, stanchi, bisognosi di almeno 1 ora di relax (che generalmente si passerà guardando la tv e questo non aiuta ma tralasciamo questo fatto per ora). Insomma, si mangia in fretta e furia, ci si rilassa un po’, poi si apre il diario e….: tema di italiano, verifica di storia, 4 problemi di geometria e finire la tavola di tecnologia (posso assicurare che è una pagina di diario verosimile).
Cosa scatterebbe nella vostra testa? Il panico. Bene, il panico. La paura. La paura è un’emozione di base che blocca il funzionamento di alcune zone e meccanismi siti da qualche parte nella corteccia frontale: l’area del cervello dedicata al ragionamento, alla gestione razionale delle informazioni. Una dose minima è utile, necessaria poiché può fungere da attivatore, ma troppa no. La paura, o peggio il panico, è quel motivo per cui esistono le porte coi maniglioni rossi che si aprono schiacciandoli: in caso di incendio saremmo talmente spaventati che non riusciremmo a ragionare nemmeno q.b. per girare una chiave e ruotare una maniglia. Come possiamo pretendere che un ragazzino, magari con scarsa autostima, spaventato e inesperto riesca a calmarsi da solo e mettere in fila tutte le cose da fare?
In questo momento è come se avesse davanti una torta intera e sentisse di doverla mangiare così. Non riuscirà mai. Serve qualcuno capace di spegnere la spia del panico e riattivare la corteccia frontale. Serve qualcuno che veicoli il messaggio «non preoccuparti, ci sono io: ora vedrai che la torta la tagliamo a fette … ed una alla volta ce la mangiamo insieme».
Il primo step non è certo urlare «te l’avevo detto, dovevi portarti aventi, non capisci niente!». Questo a cosa porta? Aggiunge paura alla paura ed avvia un circolo vizioso.
L’organizzazione è un primo passo irrinunciabile; ma organizzarsi richiede delle abilità cognitive e meta-cognitive non indifferenti che han bisogno di tempo, e a volte di una guida, per maturare.
Serve accompagnare i ragazzi nell’organizzazione del carico di lavoro settimanale. Prevedere quando fare cosa, considerando, anzi partendo dagli impegni e dagli hobbies (calcio, tennis, arte, musica…. a patto che siano appuntamenti che fanno star bene i bambini/ragazzi). È bene prevedere momenti di lavoro e momenti di pausa. Sapere che dopo 10 minuti ci sarà la pausa caffè al lavoro non vi spinge a lavorare meglio? È come quando si dice «finisco questo e vengo a bere un caffè»: in quel momento ci si sta dando un obiettivo, grande o piccolo che sia: si ha una meta e si intravede un percorso ed un piccolo premio, un rinforzo (la pausa), per quando lo si raggiungerà.
COME ORGANIZZARE IL LAVORO SCOLASTICO A CASA
- Creare una tabella settimanale con gli impegni standard.
- Inserire gli “eventi” scolastici della settimana (ex verifiche, relazioni di libri…) cose che generalmente vengono assegnate con anticipo.
- La quantità di lavoro che ogni docente dà è abbastanza standard: tolti i primi mesi di assestamento i docenti vengono inquadrati dagli alunni (saprò, ad esempio, che la prof di matematica assegna sempre molti esercizi, che impiego circa 1 ora per eseguirli ecc…). I ragazzi non sempre “sanno di saperlo” o non la reputano un’informazione importante. Non la esplicitano. Vanno accompagnati in questo processo. Va chiesto loro, gli va fatto notare.
- Creare una lista delle cose da fare. Selezionare e avere chiaro i compiti da eseguire in quel dato giorno/momento.
A questo proposito, soprattutto ora in cui tutto il lavoro è da svolgersi a casa, è bene scandagliare prima di tutto il registro elettronico e le piattaforme usate dai docenti per racimolare in una lista unica il da farsi.
- Alla luce di questo si stabiliscono le priorità. Generalmente è bene terminare prima i compiti semplici e veloci per poi avere la mente libera e dedicarsi a cose più complesse e lunghe… iniziare dal compito più difficile generalmente prosciuga le energie.
- Una volta stabilita la lista delle cose da fare e messa in ordine è bene cancellare le cose fatte: dà un’idea d’insieme di quanto lavoro sia stato fatto e di cosa resti da fare e può rappresentare un rinforzo.
Non si può mangiare una torta intera: bisogna tagliarla a fette. Vale per questa organizzazione generale e all’interno del compito stesso: vedremo come la fetta può e deve essere suddivisa in ulteriori pezzettini. Questo approccio, con chi si disorganizza facilmente, deve diventare una vera e propria forma mentis.
Dott.ssa Elena Conti Psicopedagogia e Massaggio Infantile
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LA METAFORA DELLA TORTA.